INPS. Assunzioni e licenziamenti stabili nei primi nove mesi del 2016, ma è boom dei voucher

di redazione 19/12/2016 ECONOMIA E WELFARE
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Nel periodo tra gennaio e ottobre, nel settore privato, l'INPS ha censito un saldo di 497mila nuovi contratti di lavoro (come differenza tra assunzioni e cessazioni), meno dei 636mila del 2015 ma più dei 313mila del 2014. "Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) a ottobre 2016 risulta positivo e pari a +486.000, compresi i rapporti stagionali. Il risultato positivo è largamente imputabile al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annualizzato a ottobre 2016 è pari a +406.000. Tale saldo riflette gli effetti di trascinamento dovuti all'intensa dinamica di crescita registrata negli ultimi mesi del 2015", spiega l'Inps in una nota.

Tra i temi alti nell'agenda economica, soprattutto in vista del possibile referendum chiesto dalla Cgil sul Jobs Act, c'è la reintroduzione del "vecchio" articolo 18 con il reintegro per i lavoratori ingiustamente licenziati. I dati a ottobre dell'Inps dicono che le cessazioni nei dieci mesi sono scese del del 4,6%, grazie al più marcato contributo dei tempi indeterminati (-7,2%) che per quelli a tempo determinato (-1,7%). Guardando alla tipologia dei licenziamenti di tempi indeterminati, sono stati quasi 507mila tra gennaio e ottobre, "in modesto aumento rispetto al 2015 (490.000) e in diminuzione rispetto al 2014 (514.000). Sul trend degli ultimi mesi ha inciso l'introduzione dell'obbligo alle dimissioni on line. Il tasso di licenziamento (calcolato rispetto all'occupazione esposta al rischio ad inizio anno) per i primi dieci mesi del 2016 risulta inferiore (4,7%) rispetto a quello corrispondente del 2015 (4,8%)". Nei primi dieci mesi del 2016 le cessazioni dei contratti stabili per dimissioni sono state pari a 659.000 (-13,6% rispetto al 2015 grazie - secondo l'Inps - alle nuove dimissioni online), mentre quelle per motivi disciplinari sono salite nettamente da 48 a 60mila (+27%). Sul punto, è aperto il dibattito circa le interferenze con il nuovo contratto a tutele crescenti che il referendum vorrebbe abolire.
 
Un altro oggetto referendario sono i voucher per pagare il "lavoro accessorio": i buoni dal valore nominale di 10 euro (7,5 euro netti al lavoratore, il resto sono tasse e contributi) finiti per essere il grimaldello per far lavorare molte persone in maniera irregolare. Secondo l'Inps, nei dieci mesi ne sono stati venduti 121,5 milioni, con un incremento del 32,3% rispetto al 2015. Nei primi dieci mesi del 2015, la crescita dell'utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era del 67,6%.


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